Questo articolo è dedicato ad una riflessione personale sul potenziale del nostro lavoro di equilibrio e integrazione interiore sulle strutture sociali, scritto durante il nostro periodo di quarantena a causa della epidemia di Coronavirus del 2020.
Questo vuole essere solo uno spunto di riflessione e non una trattazione estesa, per la quale rimando ad altri più competenti di me. Ed un tentativo di nutrire il fuoco della nostra motivazione nel nostro percorso evolutivo, che talvolta, per tutti, si affievolisce.
Nasce da una lunga esperienza in consigli direttivi di associazioni e cooperative, nei quali ho riscontrato le stesse dinamiche distruttive e competitive che si ritrovano a livello macrosociale e che tanto spesso avversiamo a parole, per poi aderirvi nella pratica.
Perché avviene questo? Perché non riusciamo ad essere coerenti con i nostri buoni propositi di creare una società giusta ed “evoluta” e ricadiamo in vecchi schemi che ci portano frustrazione e anche fallimento?
Immaginiamo che la nostra società sia una grande distesa di acqua. Le persone che la compongono sono tante molecole che scorrono fluidamente e si configurano temporaneamente in cluster, producendo dei disegni geometrici (le formazioni sociali, classi di scuola, famiglie, gruppi di lavoro, società, associazioni, condomini ecc..).
Nel nostro circuito olistico è ormai comunemente accettato che l’acqua si un veicolo di informazione unico. Le figure create dalle molecole di acqua riunite in cluster possono variare moltissimo a causa della impressione che ricevono dall’esterno e possono crearsi configurazioni particolarmente belle come particolarmente brutte o caotiche (a questo proposito si vedano le bellissime e suggestive ricerche di Masaru Emoto soprattutto la sua gallery). Alcuni studi sono stati intrapresi sulla capacità dell’acqua di accogliere e conservare informazioni grazie proprio a questa sua capacità plastica (vedi gli studi di Benveniste, Del Giudice e Preparata), principio che è alla base anche dei rimedi frequenziali come l’omeopatia ed i Fiori di Bach.
Quindi: cluster temporanei con forme geometriche specifiche relative al tipo di impressione ricevuto dall’esterno e che veicolano informazioni (e quindi hanno una possibilità di riproducibilità andando ad informare altri sistemi complessi o altra acqua).
Se la nostra società può essere paragonata ad una distesa di acqua (ed il 99% delle molecole di un essere umano sono molecole di acqua), che tipo di cluster creiamo e con quali geometrie? A quale impressione o stimolo rispondono e che tipo di ordine o disordine mostrano? Infine, che tipo di informazioni trasmettono o veicolano?
Proviamo a seguire questa linea di pensiero. E facciamo un passo avanti.
Cosa avviene quando si crea la “giusta” geometria, la “giusta” configurazione che risponde a nuove informazioni (maggiormente armoniche e integrate che chiamerò di ordine superiore) e ne permette la trasmissione sul piano materiale? E soprattutto come fare ad sviluppare consapevolmente questo strumento creativo?
Partiamo dall’ultima domanda … ovvero come fare a sviluppare questo strumento creativo? La partenza del processo è la singola molecola, ovvero la singola persona. Anche all’interno della singola persona abbiamo una distesa di acqua che risponde a determinate impressioni e stimoli, riceve dei segnali e ne produce. Geometrie interiori che possono essere geometrie di ordine comune o geometrie di ordine superiore perché sono il frutto di una maggiore armonia e integrazione interiore.
Sottolineo molto il termine integrazione come principio fondamentale del nostro progetto evolutivo individuale e collettivo e per questo rimando al bellissimo volume di Ken Wilber, Progetto Atman.
Quando si crea la giusta geometria la persona è integrata (e viceversa quando la persone è integrata si crea la giusta geometria): invece di essere un “misto” di tendenze e di frequenze in conflitto o antagonismo tra loro, diventa un progetto maggiormente integro con una sua coerenza specifica e con il suo disegno.
Essa, può veicolare delle informazioni di ordine superiore e fare delle cose straordinarie in ambito creativo e artistico, sempre nella sfera umana ovviamente.
Anche nel nostro lavoro di operatori la parte intuitiva si manifesta quando si è in uno stato di grazia. Questo tema solleva molte domande e richiederebbe un approfondimento ulteriore, questa vuole essere solo una suggestione.
Io immagino che questo processo di integrazione e di sincronizzazione si possa estendere anche nei gruppi, se opportunamente motivati dall’interno o stimolati dall’ambiente e se vi partecipano individui sufficientemente integri e che hanno sviluppato una sufficiente coerenza interiore.
Finora i gruppi hanno sviluppato strutture verticali dove la voce di alcuni, per motivi anche legittimi talvolta, aveva maggiore forza e maggiore seguito. Questa struttura, sebbene necessaria in momenti di emergenza o di conflitto per la grande rapidità esecutiva, si presta a varie distorsioni come l’utilizzo della forza o della prepotenza per ottenere che il gruppo appoggi una particolare idea o interesse, talvolta anche contrario all’interesse del gruppo stesso.Oppure fenomeni di emarginazione o sopraffazione o autoeliminazione. Segue quindi un modello disintegrato dove non viene privilegiata l’evoluzione del sistema verso una maggiore integrazione ma la vittoria di una parte su un’altra o l’emarginazione o la sottomissione della minoranza. Anche non volendo, i modelli a cui noi ci appoggiamo per creare la nostra realtà sono questi … a questo proposito vi invito a leggere o approfondire lo studio di Rupert Sheldrake, La Presenza del Passato, sulla influenza dei campi morfogenici sulla creazione della realtà).
Una nuova organizzazione, basata su nuovi principi maggiormente integrati, potrebbe dare risultati molto diversi e potrebbe veicolare le energie disponibili nel gruppo verso la realizzazione di obiettivi invece che essere ipotecati nella gestione dei conflitti e nel mantenere la disciplina.
Le decisioni migliori per il momento presente non lo ha il singolo che ha una visione parziale della situazione, ma la collettività. Anche se un singolo può avere una visione molto accurata e quindi anche avere la giusta soluzione, difficilmente sarà raggiungibile attraverso l’imposizione agli altri, che reagiranno o si sentiranno estranei dal processo e non parteciperanno.
Una soluzione di gruppo vede la partecipazione di tutti perché è frutto del lavoro e della decisione di tutti. In tempi di pace, prendendosi del tempo per stare insieme e conoscersi, per comprendersi e parlare liberamente, si possono creare delle strutture molto stabili nel tempo e creare delle strategie e dei progetti molto saldi perché sono sostenuti dalla energia di tutto il gruppo, fenomeno questo che crea notevole equilibrio e forza interiore.
La capacità umana di creare una mente collettiva o Intelligenza collettiva è stata approfondita dal filosofo francese Pierre Levy. Egli sottolinea come le nuove tecnologie permettono il crearsi di gruppi di persone che convergono su interessi comuni, non determinati da rapporti di territorialità, di relazioni formali o di potere. Questi gruppi sviluppano modalità nuove di collaborazione basate sulla condivisione delle conoscenze, sulla cooperazione per un fine comune e su una aperta collaborazione. Vediamo un esempio nel mondo naturale di questa capacità nel comportamento degli sciami e dei sistemi non lineari. Ed è una visione olistica dei comportamenti umani nei gruppi secondo il principio appunto olistico che il tutto non è la somma delle sue parti,
Questa modalità relazionale quindi, questa nuova geometria, potrebbe permettere il crearsi di menti collettive all’interno dei gruppi di lavoro che permetterebbero di trascendere l’individualità e agire come una singola persona collettiva per il periodo di tempo necessario allo svolgimento della finalità, per poi sciogliersi e continuare a fluire.
Un gruppo si trasformerebbe da il campo del conflitto tra le diverse esigenze individuali ad un campo di incontro che permette la creazione di una nuova entità, nata nel rispetto delle diverse partecipazioni, Questa nuova geometria nelle relazioni, permette che nel processo decisionale non vi siano perdenti, ma solo vincitori. Tutti beneficiano del processo evolutivo (non-zero-sum game).
Per realizzare queste nuove geometrie è necessario che ognuno di noi, nel momento in cui si relaziona in un gruppo, faccia un passo indietro rispetto al proprio ego e che abbandoni l’idea di avere ragione e di avere in mano la soluzione al problema. Ognuno porta sé stesso nel gruppo ma è il gruppo che crea la soluzione. Se non siamo capaci di produrre questo tipo di sintesi, troveremo sempre delle soluzioni che sono temporanee e che produrranno conflitti, perché nate dal conflitto. James Surowiecki sottolinea alcuni criteri di validità del lavoro di queste menti collettive ovvero
- Diversità di opinione: ogni persona deve avere un’opinione differente
- Indipendenza: le opinioni delle persone non devono venire influenzate da quelle altrui
- Decentralizzazione: nessuno deve essere in grado di pilotarla dall’alto
per ovvi motivi (vedi la saggezza della folla).
Ma torniamo all’inizio: questo è un lavoro innanzitutto interiore. Nel gruppo veniamo sovrastimolati anche dalle dinamiche conflittuali che possono venirsi a creare e che risvegliano le nostre paure e le nostre illusioni su noi stessi. E se il nostro livello di integrazione interiore non è sufficientemente buono non riusciremo a tenere la tensione e a tenere la relazione di gruppo su un piano equilibrato, collassando nuovamente nei limiti della nostra individualità.
E non è questione di buone intenzioni; tantissimi gruppi e progetti sono naufragati e continuano a naufragare anche se motivati dalle migliori intenzioni e da sentimenti profondi di amicizia e stima, proprio perché non reggono alla tensione del lavoro di gruppo e gli ego hanno la meglio sulla somma delle parti. Anche qui vediamo una frammentazione, la stessa che vediamo a livello macrosociale e dentro ognuno di noi, in un rispecchiamento infinito.
Una geometria infine aurea, di proporzioni divine, può sostenere le tensioni e riprodursi all’infinito. Ognuno la cerca in sé e la mette in pratica nel laboratorio della sua propria esistenza. I sistemi si integrano, il sistema individuale si integra con il gruppo e con gli altri sistemi individuali, i gruppi si integrano tra loro, portando questa risonanza anche a livello macrosociale. Si creerà così un modello che potrà sostituire con successo il modello attuale, ormai largamente inadatto a sostenere l’evoluzione del pianeta.
Per finire vi lascio con questo meraviglioso video di David Bohm, impossibile non tornare al suo dialogo e alla sua visione sottile e profonda delle relazioni: