Le radici sono oggi considerate, a torto, un cibo povero e secondario, protagonista dei secoli bui della storia: esse hanno invece giocato un ruolo fondamentale nella evoluzione umana per la loro resistenza alle difficoltà atmosferiche e la ricchezza di nutrienti.
La radice rappresenta l’essenza della pianta, la sua parte più profonda e resistente, nascosta nel terreno ma fondamentale per la sua capacità di assimilare sostanze nutritive e acqua e permettere così lo sviluppo della pianta nel suo complesso.
Queste sono dunque le due caratteristiche energetiche principali delle radici: resistenza e nutrimento profondo.
La loro natura è secca e concentrata, portano concentrazione ma anche rigidità e legnosità. Hanno una natura lenta e sono legate all’elemento Terra nel quale si sviluppano. Sono un cibo ideale per l’autunno (in cotture più umide o crude) e d’inverno. Stimolano il sistema nervoso e sensoriale e sono quindi legate alle funzioni cerebrali e al cranio.
Nella tradizione ermetico-sparigica le radici sono legate a Saturno, al più lontano, freddo e isolato dei pianeti (in relazione all’epifisi umana); nella tripartizione utilizzata nella medicina antroposofica, le radici sono associate al sistema neuro-sensoriale (il pensare) ovvero al sistema nervoso centrale.
Per mantenere tutte le proprietà, utilizzare le radici con la propria buccia, quando possibile; oppure sbucciare appena prima della cottura o dell’utilizzo per evitare dispersione a causa della ossidazione. Utilizzare eventualmente succo di limone. Per la pulizia è utile una spazzola di cocco per verdure, che permette di rimuovere ogni traccia di terra e dinamizzare la radice.
Le radici appartengono a tante famiglie diverse, ogni famiglia ha le sue proprietà.