La Pranoterapia è la musica del silenzio, è musica nel silenzio

Durante il seminario residenziale di Emiliano Toso per Operatori del Benessere Translational Music, sono stata guidata nel riflettere come la musica, per arrivare ad una certa qualità ed avere anche un determinato effetto, deve possedere determinate caratteristiche. Queste non sono relative solo alla melodia che viene suonata ma anche ad altri importanti fattori: il musicista e lo strumento.
Per quanto riguarda il musicista che compone o suona la musica, l’aspetto più significativo è l’intenzione; mentre per lo strumento, diviene fondamentale la fattura, la materia del quale è costruito, perché questo lo rende capace di risuonare determinati armonici oppure no. Ovviamente è molto importante anche la musica che viene suonata, quindi l’armonia, i rapporti armoniosi che vengono creati dal musicista.

Tanti studi legano la musica a delle modificazioni biochimiche sul nostro corpo, in particolare effetti sul sangue e sul sistema immunitario, sulla differenziazione cellulare: le cellule totipotenti si differenziano grazie a segnali che possono essere anche musicali oltre che biochimici, quindi reagiscono a delle vibrazioni.

Il suono è una vibrazione udibile, anche se non possiamo vederla. Comunque siamo ancora nell’ambito del misurabile che ha effetti sulla materia stessa. Pensiamo alla cimatica, con tutti gli studi svolti grazie anche a strumentazioni adeguate. Possiamo notare grazie a queste strumentazioni e a molte ricerche in questo ambito, l’influenza del suono e delle vibrazioni sonore sulla materia vivente e non vivente, come questo va a configurare la materia, a darle forma. Il suono viene anche studiato come strumento di cura: attraverso le frequenze che trasmette forse è possibile ristabilire un equilibrio nel corpo, un equilibrio ematico o immunitario? Questi sono tutti interrogativi a cui la scienza e la medicina dovranno rispondere, cercando una strada percorribile.

L’effetto della musica però, oltre agli effetti fisiologici che devono essere approfonditi e studiati, ha degli effetti sul nostro campo energetico, assolutamente soggettivi, inerenti alla realtà non consensuale, che ognuno vive in sé stesso. La musica certamente può produrre in noi delle emozioni particolari, indurre dei pensieri, delle sensazioni, dei ricordi. Quindi può andare a lavorare in maniera indiretta sul corpo e sulla nostra fisiologia passando attraverso le nostre sensazioni più sottili, le nostre emozioni e i nostri stati d’animo. Sappiamo bene come le emozioni influenzino il nostro benessere grazie a tutti gli ormoni che vanno a stimolare o inibire a seconda del tipo di ambiente emotivo che riusciamo a creare in noi stessi.
Cosa c’entra tutto questo con il Prana? Anche il Prana è frequenza, è una larga banda di frequenze. E anche il Prana comprende dello sonorità perché durante il trattamento l’operatore può percepire una melodia e quindi suonare una sua composizione; può anche percepire la musica del cliente e quindi percepire anche la disarmonia e ristabilire attraverso il flusso pranico una accordatura. Lo strumento che l’operatore utilizza è la mano … la mano è lo strumento musicale. Deve essere una mano allenata: come lo strumento musicale deve essere ben temperato, ben costruito in un buon materiale e quindi essere capace di suonare, anche la mano dell’operatore deve essere capace di suonare. Una mano che ha lavorato, che ha fatto pratica, che è entrata nel vivo del processo. Si deve scaldare e rodare. Questa mano funziona con un sistema di biofeedback. La mano è irrorata di terminazioni nervose e quindi è capace di  emettere frequenze ma anche di riceverle. Si produce quindi un dialogo musicale armonico continuo tra questi due strumenti: corpo del cliente e corpo dell’operatore che armonizza questo duetto che si crea. Un sistema circolare basato su un biofeedback che permette all’operatore di rispondere adeguatamente in tempo reale. E’ una strumentazione molto raffinata, precisa che probabilmente in un futuro vicino o lontano potrà essere anche convalidata da strumentazione scientifica ed in parte lo è già perché le emissioni di chirofrequenze (o le frequenze emesse dalle nostre mani) sono state misurate e registrate.

Il musicista è l’operatore, in particolare la mente dell’operatore, una mente che diviene musicale, che diviene creativa e che grazie ad una conoscenza del prana riesce a produrre una melodia specifica per la persona con la quale lavora. Come è necessario conoscere la musica per comporre, così è necessario conoscere il Prana per lavorare con il Prana.

Questa conoscenza, pratica costante e applicazione concreta permette di produrre delle piccole opere d’arte calibrate sulla persona. Per questo la disciplina della pranoterapia rientra più tra le arti o l’artigianato che non tra le tecniche in quanto non può essere applicata in maniera protocollare.

La musica prodotta dall’operatore del prana è il trattamento pranico, una continua modulazione di frequenza modellata sui bisogni della persona che si rivolge a noi.